« In passato c’erano solo persone indipendenti a cui lo Stato poteva rivolgersi. Oggi stiamo cercando di strutturare e professionalizzare maggiormente l’offerta di azione sociale all’interno delle associazioni. »
L’azione sociale musulmana
Più di semplici offerte religiose
Se si entra in contatto con una moschea o un’associazione musulmana, spesso si scopre che quest’ultima offre molto di più di momenti di preghiera, sermoni e un’istruzione religiosa. La maggior parte di queste associazioni offre anche corsi di ripetizione per bambini, attività ricreative per giovani, visite alle persone malate, consulenza su questioni esistenziali o aiuto materiale alle persone nel bisogno. In questo modo, le associazioni musulmane forniscono innanzitutto un aiuto ai propri membri. Alcune di queste si chiedono anche specificamente quali sono le esigenze nel loro contesto che impongono loro un intervento solidale. Durante il mese di digiuno del Ramadan, per esempio, offrono spesso pasti alle persone nel bisogno. È così che sono pure stati creati servizi di supporto ai rifugiati. Data la vicinanza linguistica, culturale e religiosa con questi gruppi di persone, in quest’ambito le associazioni musulmane possono svolgere una funzione di ponte. Chi svolge queste attività lavora di regola come volontario e dispone di diverse qualifiche, fra cui talvolta anche competenze nell’ambito del lavoro sociale. Solo raramente però i volontari sono affiancati da professionisti a tempo pieno. In alcuni casi, i servizi di aiuto alle persone musulmane si staccano dalle associazioni musulmane per potersi così specializzare maggiormente e in parte professionalizzarsi. Ne sono un esempio l’associazione Tasamouh di Bienne o l’istituzione QuaMS che offre assistenza spirituale alle persone di religione musulmana.
L’aiuto come elemento importante della religione
Aiutare gli altri è un gesto di centrale importanza nelle religioni. Anche nell’Islam esistono tradizioni di aiuto alle persone povere, alle vedove e agli orfani fin dalle sue origini nel VII secolo. Dal punto di vista islamico, la fede e l’azione sociale come impegno per la giustizia sono indissolubili. Da un lato, c’è l’ideale dell’assistenza altruistica a chiunque ne abbia bisogno, fornita indipendentemente dall’appartenenza religiosa del destinatario, per contribuire al bene comune. Dall’altro, i servizi sociali forniti dai gruppi religiosi servono anche a costruire la comunità, ad acquisire (nuovi) membri e ad assicurarsi la partecipazione del maggior numero possibile di persone alle attività del gruppo religioso. Anche se l’assistenza viene offerta nei locali delle associazioni musulmane, le preoccupazioni sociali e religiose di questi fornitori di prestazioni spesso non possono essere chiaramente separate l’una dall’altra. Dal punto di vista del lavoro sociale professionale, tuttavia, l’essere umano con la sua dignità e le sue esigenze è al centro dell’attenzione, ciò che ha contribuito ad una separazione più marcata dal lavoro comunitario, soprattutto nel settore delle chiese.
Anche se i servizi sociali offerti dalle associazioni musulmane hanno un carattere prevalentemente comunitario, sovente sono pure utilizzati da persone che non sono affiliate all’associazione. In alcuni casi, anche le persone non musulmane possono beneficiarne. La portata e la professionalità del lavoro sociale dipendono essenzialmente anche dalle risorse materiali a disposizione dei fornitori. Le risorse messe a disposizione delle associazioni musulmane, che sono ampiamente finanziate con le quote associative e donazioni, sono generalmente limitate. In questo contesto, le persone musulmane in Svizzera stanno discutendo da alcuni anni se non sia più opportuno investire l’elemosina (zakat), che considerano un dovere religioso, maggiormente in Svizzera invece di inviarla principalmente nei rispettivi Paesi d’origine. Ciò solleva anche la questione di come questi fondi debbano andare a beneficio anche delle persone non musulmane.
Una funzione importante per lo Stato e la società
Le idee e le istituzioni religiose hanno fornito un contributo importante alla nascita dello Stato sociale a partire dal XIX secolo. Lo Stato sociale svizzero è caratterizzato da attori non statali che assumono funzioni centrali e forniscono numerosi servizi alla società. Le associazioni religiose mobilitano così risorse importanti per la società nel suo insieme. In linea con le tendenze generali della società, in molti casi i servizi d’assistenza si sono nel frattempo staccati dalle istituzioni religiose. Tra i vari fornitori di servizi sociali, gli attori religiosi continuano però a svolgere un ruolo importante. Tra questi figurano le organizzazioni umanitarie ecclesiastiche Caritas e HEKS/EPER (Organizzazione di mutuo soccorso delle Chiese protestanti in Svizzera), ma anche l’Assistenza agli ebrei e l’opera sociale dell’Esercito della Salvezza. Essi sono anche voci critiche nei dibattiti sulla povertà e sulla giustizia sociale. In alcuni casi, gli attori musulmani collaborano già con altre organizzazioni umanitarie a livello locale. Questo permette loro di entrare a far parte delle reti esistenti e contribuire alla pace sociale in Svizzera. Il lavoro sociale può anche essere oggetto di dialogo interreligioso. Nel 2018, per esempio, le comunità religiose ebraiche, cristiane e musulmane in Svizzera hanno pubblicato una dichiarazione interreligiosa sulla questione dei rifugiati insieme all’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) dal titolo “Di fronte c’è sempre una persona”.
Sulla via del riconoscimento sociale
Sebbene oggi le istituzioni religiose siano viste in modo critico da molte persone, sono proprio i servizi sociali offerti dalle comunità religiose a essere tenuti in grande considerazione dalla società. Alcuni cantoni (come Berna, Vaud e Zurigo) considerano sempre più la religione in termini di utilità e fanno dipendere il loro sostegno finanziario alle comunità religiose dai servizi sociali, culturali ed educativi che offrono. Finora, tuttavia, i finanziamenti statali sono stati assegnati alle sole comunità religiose riconosciute dal diritto pubblico. Alla luce dei servizi sociali offerti dalle comunità religiose non riconosciute, in futuro ci si chiederà sempre più spesso se anche queste debbano essere sostenute ai fini della parità di trattamento. Nella società svizzera, le comunità musulmane sono spesso percepite in modo critico. Devono quindi affrontare la sfida seguente: guadagnare credibilità attraverso la trasparenza, la comunicazione e il dialogo, distanziandosi dalle posizioni radicali. Negli ultimi anni, alcune comunità musulmane hanno dimostrato il proprio valore come interlocutore delle autorità, promuovendo progetti d’assistenza spirituale nelle istituzioni pubbliche o di prevenzione della radicalizzazione. Altre comunità, che finora si sono mostrate poco inclini ad aprirsi alla società, devono ancora fare questo passo. In molti luoghi, tuttavia, si possono trovare esempi di associazioni musulmane che negli ultimi anni si sono radicate maggiormente nel loro ambiente locale.
Per approfondire
Brassel-Moser, R. (2012). Hilfswerke. Historisches Lexikon der Schweiz.
Brodard, B. (sous presse). L’action sociale musulmane en Suisse : entre intérêts communautaires et contribution au bien commun. Thèse, université de Fribourg.
Degen, B. (2016). Stato sociale. Dizionario storico della Svizzera.
Deutsche Islam Konferenz (2015). DIK-Studie Soziale Dienstleistungen von Muslimen.
Ufficio federale delle assicurazioni sociale (UFAS). Storia della sicurezza sociale in Svizzera.
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